Dilettanti: dal 2011 -10mila squadre e -80mila tesserati. La crisi economica colpisce il calcio italiano
Si riporta una interessante anticipazione de il Fatto Quotidiano, articolo firmato da Lorenzo Vendemiale, che preannuncia quello che emergerà dal prossimo Report del calcio 2016, redatto dalla Figc che uscirà nel mese di maggio. Appare drammatica la situazione nel calcio dilettantistico: 10mila squadre e 80mila tesserati in meno dal 2011 ad oggi. E’ crisi.
“Monza, Barletta, Ravenna, Brindisi, Viareggio, ripartite dalle categorie minori. Piacenza, Venezia e Parma (caso particolare) ora torneranno fra i professionisti. Ma anche Abanella Milano,Fiamignano, Alcamo” oppure le nostre- Aragno, Oratoriania, Real L’aquila ed altre. “Nomi che non dicono nulla, come tanti altri della miriade di squadre di calcio che non esistono più. La crisi del pallone italiano non è soltanto la perdita del quarto posto in Champions League, le figuracce della nazionale, la discesa costante nei ranking Fifa e Uefa. La vera crisi è la scomparsa da un giorno all’altro di migliaia di formazioni, professionistiche e non, che prima giocavano e adesso non lo fanno più. Negli ultimi cinque anni in tutto il Paese ne sono andate perse 10mila. Svanite nel nulla, cancellate dalla recessione economica che alla fine ha colpito anche lo sport nazionale.
80MILA TESSERATI IN MENO – Il dato emerge dal Report calcio 2016, il censimento ufficiale redatto ogni anno dalla Figc. Il documento verrà pubblicato soltanto a maggio, ma dalle prime anticipazioni emerge un numero inequivocabile: nel 2015 sono state censite 61.435 squadre per 13.491 società; nel 2011 erano 71.689 per 14.653. Sono scomparse più di mille società, per un totale di 10mila rappresentative di ogni genere, dalle giovanili alla prima squadra, con una media di 2mila all’anno. Il risultato è che in Italia quasi 80mila persone in meno, dagli adulti ai pulcini, giocano a pallone a livello agonistico.
L’EROSIONE DELLA BASE – Nelle grandi piazze quando muore una società quasi sempre ne rinasce un’altra. Il Viareggio è ripartito addirittura dalla terza categoria, il Brindisi dalla prima, Barletta, Sorrento, Varese e Nocerina dall’Eccellenza, Taranto, Triestina, Ravenna e tante altre dai Dilettanti. Ma in quelle città il calcio in qualche modo continua ad esistere. Non è così a livello più basso: migliaia di piccole formazioni di paesini o di quartiere scompaiono senza lasciare traccia o seguiti. Nel 2011 sul territorio c’erano 11.469 società dilettantistiche, oggi appena 10mila. Solo il Settore giovanile e scolastico è in crescita (+300), ma il dato non inganni: si tratta semplicemente di riconversione, tante società che non riescono a sostenere i costi della prima squadra ripiegano sull’attività giovanile. “È in atto un processo di erosione”, lancia l’allarme Massimo Ciaccolini, segretario generale della Lega Dilettanti (Lnd). “In tante Regioni la terza categoria non esiste più, non ci sono nuove affiliazioni. Dove è sopravvissuta, si è trasformata da provinciale a regionale”.
COLPA DELLA CRISI – Il problema, inutile girarci intorno, è economico: la recessione ha colpito anche il pallone: “All’inizio – prosegue Ciaccolini – avevamo tenuto, poi gli effetti si sono fatti sentire. Il mondo del dilettantismo si reggeva soprattutto sul volontariato, la passione dei piccoli imprenditori, il sostegno del pubblico. Oggi gli enti locali con tutti i tagli che hanno subito non pagano più le spese di gestione degli impianti, e con la crisi chi può permettersi di buttare 100 euro al mese a fondo perduto in un’attività sportiva?”. Per fare un campionato Dilettanti serve almeno mezzo milione di euro, ma lì è ancora possibile trovare qualche sponsor. La situazione paradossalmente si fa più difficile scendendo di livello: 200-300mila euro per Eccellenza o Promozione sono difficili da mettere insieme, anche decine di migliaia di euro per un torneo di Prima categoria (con entrate praticamente nulle) diventano un’utopia. E le squadre scompaiono.
FUTURO NERO – Le cose vanno male, insomma, e il futuro purtroppo non promette nulla di buono. “Si parla di ripresa, speriamo sia così, ma per ora non ne abbiamo sentore: nel 2016 scenderemo sotto quota 10mila società”, rivela Ciaccolini. Il punto più basso da vent’anni a questa parte. E la situazione potrebbe ancora peggiorare: il taglio dei fondi Coni alla Figc non toccherà le grandi squadre, infatti, ma il movimento. “Ancora non sappiamo quali saranno gli effetti, le spese arbitrali potrebbero ricadere sulle società e aggravare i costi. Vedremo”. La Lega, insomma, non è ottimista: “Noi oltre a non toccare da 7 anni gli oneri di iscrizione e cercare di migliorare le condizioni di lavoro delle società, possiamo fare poco. Diecimila squadre in meno significa che oggi migliaia di ragazzi non hanno modo di giocare a pallone. Speriamo che la crisi finisca e la tendenza negativa si inverta: il serbatoio del nostro calcio si sta prosciugando”. E come in una piramide con la base sempre più stretta, anche il vertice ne risente.”
Il report, così come anticipato da Il Fatto, fa emergere uno spaccato drammatico del mondo del calcio italiano. Per le società abruzzesi di serie D, abbiamo già data notizia della retrocessione di Amiternina e Giulianova in Eccellenza (clicca qui per approfondimenti), e si spera che l'Avezzano del presidente Paris riesca a manterenere la categoria. Ma da quanto riferito dagli abruzzesi adetti al settore i problemi non sono solo econimici ma anche organizzativi e gestionali. La redazione è aperta a ricevere segnalazioni, suggeriemnti e riflessioni sulla crisi del calcio anche tramite mail a redazione@atuttocalcio.tv, oppure con apposite interviste.
Fonte: https://il fatto quotidiano