Campionati ed attività sportive dilettantistiche sospesi e tifosi, giocatori e addetti ai lavori disorientati. E’ questo l’effetto dell’emergenza Coronavirus sul mondo del calcio e, più in generale, dello sport. E nonostante tutto ciò sia ben poca cosa rispetto ai problemi veri della vita quotidiana che stanno in questo momento affrontando tutti gli italiani, a tenere banco nel mondo del calcio è il futuro dei campionati. L’interrogativo ricorrente è uno solo: che ne sarà di campionati, classifiche, promozioni e retrocessioni? A discapito dei soliti articoli “acchiappaclick” che vari portali dedicati stanno facendo circolare, proviamo a descrivere i vari scenari ipotizzabili alla luce della situazione attuale.
SCENARIO 1
E’ quello più ottimista. A seguito delle nuove misure restrittive l’emergenza rientra nei prossimi 20 giorni, dunque le attività sportive riprendono dopo il termine di sospensione del 3 aprile. Calendario vorrebbe la ripresa dei campionati alla prima domenica utile, cioè il 5 aprile, ma logica impone di pensare che non si può tornare a giocare dopo un mese di stop agli allenamenti. L’ipotesi più plausibile, quindi, è quella di tornare a giocare dalla settimana dopo Pasqua, ovvero dal 19 aprile.
SCENARIO 2
E’ quello che prevede il ritorno al gioco, ma dopo una sospensione più lunga. Se infatti l’emergenza dovesse protrarsi anche nel mese di aprile o persino fino a maggio, i fautori del ritorno al calcio giocato non escludono l’ipotesi di riprendere i campionati anche a giugno. E’ un’ipotesi che circola anche negli ambienti dei massimi livelli del calcio e prevederebbe lo slittamento degli Europei. A quel punto si giocherebbe d’estate in una sorta di continuum tra stagione 19/20 e 20/21. Praticamente si giocherebbe a giugno/luglio per chiudere l’attuale stagione e si riprenderebbe a fine agosto per iniziare la prossima coi verdetti del campo acquisiti.
SCENARIO 3
E’ quello più pessimista, ovvero la cristallizzazione dei campionati. Tradotto in parole povere non si riprenderebbe a giocare, qualunque sia il termine dell’emergenza. Ma questo scenario ne apre almeno altri due. Ovvero:
- Congelamento degli organici e rinvio alla prossima stagione.
- Rinvio alla prossima stagione ma con assegnazione di promozioni e retrocessioni.
Se quello della cristallizzazione è uno scenario a cui per il momento non vuole arrendersi il professionismo, nel mondo del calcio dilettantistico vari esponenti, anche ai microfoni di Atuttocalcio, si stanno iniziando ad esprimere sull’eventualità di chiudere la stagione corrente e rimandare tutto alla prossima. E questo anche in virtù delle difficoltà economiche che potrebbero incontrare le società nel gestire la ripresa delle attività a primavera inoltrata. L’interrogativo a quel punto però sarebbe: dando per buono lo stop definitivo dei campionati, che si fa con promozioni e retrocessioni?
In serie D, per esempio, sta circolando l’ipotesi di effettuare una promozione e due retrocessioni per girone. Senza effettuare play off e play out. In questo senso nel girone F verrebbe promosso il Matelica (col Campobasso a soli tre punti), mentre retrocederebbero Chieti e Jesina. La posizione dei neroverdi apre due considerazioni. E’ vero che se il campionato fosse finito con l’attuale classifica non si sarebbero disputati neanche i play out, essendoci otto punti tra tredicesima e quindicesima in classifica (LEGGI QUI). Ma sarebbe giusto retrocedere una squadra che si trova a due punti dalla zona play out con otto giornate da disputare?
Nei giorni addietro è circolata la notizia di come, nell’Eccellenza piemontese, vari presidenti abbiano chiesto di non effettuare promozioni né retrocessioni. Ma è un’opinione facilitata dal fatto che, per esempio, nel girone B Derthona e Saluzzo sono appaiate in testa alla classifica a 43 punti. E sarebbe effettivamente difficilissimo regolarsi.
L’Abruzzo, invece, almeno relativamente alle promozioni ha una posizione molto più facile. Perché sia in Eccellenza che nei due gironi di Promozione le prime sono a distanza siderale dalle seconde: Castelnuovo in vantaggio di 9 punti, L’Aquila di 12, Casalbordino di 15 (se si fosse giocato avrebbe potuto festeggiare già domenica scorsa la promozione matematica). Come si potrebbe dire a compagini del genere che a causa di uno stop dei campionati a sole sei giornate dal termine i tanti investimenti effettuati verrebbero vanificati?
Molto più complicato il discorso retrocessioni. Se passasse il principio di retrocedere due compagini dall’Eccellenza per far posto alle sole prime dei due gironi di Promozione, una potrebbe essere il Paterno, fanalino di coda a soli 5 punti e retrocesso matematicamente il primo marzo. Ma la penultima (in questo caso la Renato Curi) si trova a soli cinque punti dalla salvezza diretta e a tre dalla terzultima. Insomma dovrebbe retrocedere una compagine in piena lotta salvezza.
Discorso simile in Promozione. Se dovessero retrocedere le ultime due per far posto alle sole prime dei quattro gironi di Prima Categoria, Pizzoli e Tornimparte si ritroverebbero rispettivamente a uno e tre punti dalla salvezza. Mentre nel girone B il Bucchianico penultimo si trova a due punti dal Raiano.
Ancora più complesso per le categorie minori, semplicemente stando ai numeri. In Prima Categoria ci sono quattro gironi. Dunque quante ne dovrebbero retrocedere per consentire di salire alle prime dei cinque gironi di Seconda Categoria? E nei cinque gironi di Seconda Categoria come si potrebbe far posto alle prime degli otto gironi di Terza Categoria?
Di certo c’è che non assegnare promozioni e retrocessioni renderebbe questa situazione ancora più assurda. A quel punto le proposte potrebbero essere due.
O si congelano le retrocessioni e si effettuano solo promozioni, portando in sovrannumero gli organici (ma questo, a cascata, avrebbe riflessi dalla Terza Categoria alla serie A) senza scontentare nessuno, oppure bisognerà inventarsi un regolamento regionale per determinare i criteri di retrocessione in modo da mantenere intatto il numero degli organici. Visto che la stragrande maggioranza delle società (verosimilmente tutte quelle che non hanno più niente da chiedere al campionato) non vorrà tornare a giocare nel caso in cui la sosta si protragga oltre inizio aprile, si potrebbe pensare a un meccanismo in virtù del quale retrocede un numero di squadre da individuare, se tra queste e quelle che le precedono in classifica c’è un certo numero di punti. Altrimenti spareggiano. E tornerebbero quindi a giocare (sempre che l’emergenza cessi a medio termine) solo le squadre che, arrivati a questo punto, avrebbero ancora qualcosa da perdere. Senza scomodare invece chi, tra logistica e casse vuote a causa di sponsor che tra un mese saranno piegati dai mancati incassi attuali, di pallone ne vorrà sentire giusto parlare.
Alessandro Fallocco