È domenica, ma sembra un giorno qualunque. Ed è proprio questa forzata (ma doverosa) quotidianità a renderla insolita. Nessuno fino a un mese fa, avrebbe mai ipotizzato che le nostre vite sarebbero state stravolte a causa di un nemico invisibile, che ha cambiato di fatto le nostre abitudini.
L’abitudine di ritrovarsi in un rettangolo verde, a sentirsi almeno per un giorno diverso, come accade nelle categorie provinciali. Togliere i panni dell’impiegato o dell’operaio e indossare pantaloncini, calzoncini e scarpette. Sentirsi almeno la domenica un calciatore, un allenatore, un arbitro. Manca l’ansia prima della gara (che vale per tutti gli addetti ai lavori), che cercavi di esorcizzare con la convinzione che sarebbe andato tutto bene. Un pensiero che adesso è diventato uno slogan che accomuna tutti quanti noi. Manca l’ odore dell’erba o la polvere che crea la pozzolana soprattutto nelle giornate ventilate; le grida e i cori negli spalti; le gioie e gli abbracci dei giocatori; l’ estasi che creano le loro gesta, i loro gol. E poi a commentare i risultati, gli episodi e le eventuali polemiche suscitate, per un gol mangiato dal proprio beniamino, un rigore sbagliato o non dato dall’uomo armato di fischietto o le critiche rivolte ai cronisti che proprio non vi è andato giù. Ma ognuno di noi finiva la giornata con la consapevolezza di aver fatto il possibile.
Il calcio manca, ma adesso l’ emergenza da Covid-19 distoglie doverosamente l’attenzione dal pallone, per una causa molto più importante. In primo piano ci sono medici e infermieri in campo per la partita più importante di sempre, mettendo in gioco la propria vita, per salvare la nostra. Un virus che non fa sconti a nessuno e che sta colpendo chiunque, anche quei campioni che vedevamo dalla televisione e che ci sembravano così distanti da noi. Tanta la solidarietà che il calcio sta offrendo in questi gironi difficili, dalla grande alla piccola società. Gesti encomiabili a servizio delle Asl, per rendere le proprie lodevoli mansioni, maggiormente funzionanti.
E al massimo ci si arrangia, facendo attività fisica a domicilio o in prossimità. A inventarsi delle Challenge tra le più svariate e irriverenti con qualsiasi oggetto che si trasforma in pallone. Alcune ben riuscite, altre meno ma comunque divertenti e simpatiche da ammirare. O a rivivere quelli che sono stati i momenti più sentiti ed emozionanti della stagione, come sta cercando di fare la nostra redazione, che possa quantomeno fungere da antidoto alla noia di dover rimanere giustamente in casa. A fine marzo generalmente -almeno per quel che concerne il dilettantismo- è il mese più accattivante e suggestivo della stagione e dove escono fuori i primi verdetti. Un grande interrogativo avvolge il mondo del pallone dalla Serie A alla Terza Categoria, non sapendo se si ripartirà oppure no. Sia chiaro, è comprensibilmente difficile pensare in questo momento al calcio, visto che ci sono questioni molto più complesse che hanno la priorità. Ma non sarà semplice per gli organi federali prendere una decisione a riguardo.
Si attendono giorni migliori e di ritornare al più presto alla normalità.
Pierluigi Trombetta