Ancora una sconfitta, la quarta da inizio 2015, ancora una prestazione sottotono. Già questi due semplicissimi dati danno la misura di quanto L'Aquila non ci sia più. Scomparsa completamente quella squadra che tanto bene aveva fatto nel girone di andata, arrivando a fine dicembre a pochi passi dal primo posto, regalando convinzioni ed entusiasmo ad una città che forse, per un istante, questa volta ci voleva credere davvero. Ma le certezze si sono sciolte come neve al sole subito dopo il 3-0 del Fattori contro l'Ascoli.
Di analisi se ne sono fatte tante. Noi continuiamo a ripetere che tra i primi responsabili di questa disfatta ci sono i timonieri della nave. Mai come quest'anno infatti la società ha palesato un vertiginoso calo dell'entusiasmo. Calo che si è manifestato anche e soprattutto in termini di distanza dalla squadra e dall'ambiente. Si è passati dai proclami estivi, dai titoloni sui giornali, da dichiarazioni su sogni e speranze, a un'assenza sistematica. Missing proprietà. Troppo semplice riapparire quando ormai si è preso il largo, ammettendo i propri errori e provando a rimediare con operazioni ad effetto che, forse, un senso lo avrebbero avuto ad inizio stagione. Così come non ha senso sparare su dirigenti e calciatori quando il vuoto di potere lasciato fa troppo gola per non essere riempito da qualcuno. La realtà è che fare calcio è fare azienda. E, in questi campi, se non si ha la voglia e la forza di programmare il futuro, ma di sopravvivere al corso degli eventi, allora è quasi certo che i sogni non si avverino.
Adesso o mai più. È arrivato il momento per gettare le basi di quello che sarà il domani, per decidere quanto questa squadra sia importante nel cuore di chi deve fare delle scelte. La chiarezza è una necessità, i tifosi l'hanno chiesta a chiare lettere e qualcuno deve dare una risposta a chi questi colori li ama per davvero. Passare la mano o rimanere in sella? Azzerare l'organigramma o continuare su questa scia? È evidente che ci vuole una scossa, sia economica sia di spirito. In tal senso le voci e le notizie sull'interesse di imprenditori, più o meno aquilani, sembrano una manna dal cielo. L'importate è che non si ripetano gli errori del presente/passato. Che chi rimanga o chi arrivi lo faccia con la consapevolezza di doverci mettere tutto se stesso, considerando L'Aquila non solo una vetrina, ma un'azienda. Circondandosi di uomini che lavorino, giorno dopo giorno, per la rinascita sportiva della società. Il resto sono solo chiacchiere.