Vincere imparando anche a soffrire, gestendo i minuti che ti separano dal fischio finale e sfruttando al meglio gli episodi che la sorte ti porge su un piatto d'argento, anche quando la stanchezza inizia a pesare come un macigno sulle gambe. Eccolo il segnale di speranza che i più si aspettavano dall'Aquila. Dopo un mese e mezzo di imbarazzo calcistico, polemiche, schiaffi e paure, il mini ciclo di risultati positivi aperto dalla squadra ha permesso di ritrovare quello spirito e quelle piccole certezze tanto auspicate dall'ambiente per portare a termine la stagione cercando di tirare fuori il massimo da ogni partita ed onorando la maglia fino all'ultimo secondo. Non è una questione tattica, di moduli, di interpreti, ma solo di testa.
Difficile accantonare i rimpianti per i tanti punti buttati al vento insieme alla sensazione che certi treni nella vita passano una volta sola. Ma se è vero che con i se e con i ma non si è mai fatta la storia, allora è arrivato il momento di fare un bel respiro e buttarsi a capofitto nel rush finale, senza guardarsi attorno e concentrandosi solo ed esclusivamente sul campo, senza pensare a numeri, piazzamenti e sogni più o meno realizzabili. Il tutto tenendo ben stampato nella mente quanto sia semplice cadere e quanto sia poi difficile trovare la forza per rialzarsi.
Tenere i piedi ben saldi a terra, senza provare ad alzare inutilmente l'asticella con dichiarazioni ad effeto e stare sul pezzo mantenendo l'unità d'intenti è l'unica via per fare in modo che il 10 maggio possa diventare un punto di partenza e non uno di arrivo. Senza dimenticare la programmazione. In società qualcosa si muove. I nuovi ingressi potrebbero portare nuova linfa e rinnovato entusiasmo per un progetto che, negli ultimi mesi, sembrava aver perso un po' di smalto. Insomma, il tunnel sembra essere un pochino meno lungo, con un flebile raggio di sole all'orizzonte.