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Lega Pro. L’Aquila, tutti sul banco degli imputati. Il redde rationem è arrivato

Tecnico sulla graticola, giocatori non pervenuti e società confusa. Guardare ai playoff o guardarsi indietro?

Difficile commentare una serata come quella vissuta ieri dall’Aquila. La sconfitta del Fattori ad opera della Reggiana è solo l’ultima di tante, decisamente troppe, prestazioni orribili dei rossoblù. Delle vere e proprie non-partite. Zero grinta, zero spirito, zero voglia. Insomma, zero. Come il numero di vittorie negli ultimi 6 turni. Addirittura peggio dell’inizio stagione firmato Giovanni Pagliari. Questa squadra, costruita per vincere a detta di società e dirigenti già dalla presentazione di San Bernardino, aveva illuso da ottobre, con l’arrivo in panchina di Zavettieri, di poter puntare al salto grosso. Il sogno di quella fetta di città che al mattino si sveglia e respira rossoblù. Invece tutto si è sgretolato, tutto è caduto. A pezzi, in frantumi. Vedere in campo le peggiori controfigure possibili di quegli eroi che in due mesi avevano dimostrato di far tremare le gambe agli avversari lascia in bocca un amaro incredibile. Così come lascia basiti vedere a fine gara i musi lunghi di coloro che avevano raccontato ai tifosi che questo era l’anno della storia.

Le responsabilità? Sul banco degli imputati, come avevamo già detto una decina di giorni fa dopo la debacle di Lucca, finiscono tutti. Un allenatore confuso e non in grado di gestire uno spogliatoio composto da tanti giocatori “di spessore” (da lui peraltro fortemente voluti nel mercato di gennaio), una società assente nei momenti cardine della stagione e che, per giunta, sembra proprio non avere più l’entusiasmo dei bei tempi, un gruppo che alle prime difficoltà va sotto senza mai riuscire a rialzare la testa e si spacca in tanti piccoli pezzetti.

Il redde rationem sembra essere arrivato, almeno a sentire Di Nicola in sala stampa. A questo punto qualcosa va fatto. Non è vero che la stagione è finita. Continuare su questa piega potrebbe aprire a scenari terribili. Il salto dalla B alla D è breve e sottile. In questi casi si sa, a pagare è soltanto il tecnico. Per carità, forse un nuovo timoniere potrebbe portare quella freschezza di vedute utile a rimettere un po’ in riga le cose nell’ambiente del Complesso Gran Panorama. Ma ci vuole anche altro. Saremo ripetitivi, ma il primo scossone deve arrivare dalle “stanze del potere”. Chi è a capo della barca deve decidere cosa voler fare da grande, cosa L’Aquila deve fare da grande. Senza questa presa di coscienza non si va lontano. Anzi, il rischio è di fare come il gambero…